sabato 7 febbraio 2009

Capitolo 2

Uscendo dalla chiesa Stefano pensò che si era fatto prendere troppo la mano.
Si vergognava di avere mandato a casa i suoi studenti con una scusa, ma adesso che la lezione era finita voleva solo tornare a casa e dormire, dormire e ancora dormire.
Si sentiva esausto e tormentato.
Prima di andarsene, però, decise di concedersi una sigaretta.
Un’eccezione alle tre programmate di ogni giorno: ne aveva bisogno. In piedi, accanto alla macchina, si tastò la stoffa del giubbotto. “Troppe tasche” pensò “Comode ma va sempre a finire che fatichi a trovare quello che ti serve.”
Prima trovò fazzoletti di carta, il foglio giallo appallottolato, le chiavi e poi, finalmente, la scatola rigida delle sigarette. In fretta cercò anche i fiammiferi. Dove aveva messo i fiammiferi? Se li ritrovò in un’altra tasca, dei pantaloni questa volta. Non gli piaceva usare l’accendino: dava al tabacco un sapore diverso. Accese la sigaretta, scosse la mano per spegnere il fiammifero che ripose poi di nuovo nella scatola e finalmente un respiro caldo, pieno, gli scese nella gola. Uscendo dalla bocca, il fumo gli girava intorno al viso, mescolato alla fredda nebbia della notte, aiutandolo a pensare con più chiarezza.
Prima, mentre era nella chiesetta con gli studenti, se solo avesse potuto accendersi una sigaretta, il suo cervello avrebbe girato con più lucidità, non si sarebbe fatto coinvolgere così profondamente. Perché poche parole, scritte in quel modo così inusuale, lo avevano tanto scosso?
Stefano pensò che forse aveva fatto tutto da solo. Aveva trascorso una settimana in lunghe e riflessioni solitarie e, per la maggior parte, personali. Molto personali.
La sua sensibilità aveva interpretato quelle parole come frutto di una follia autolesionista.
I suoi pensieri si erano poi ridimensionati, fino ad addensarsi attorno ad un unico punto cruciale che riguardava la sua esistenza: non poteva capitargli di nuovo. Non doveva.
Gettò a terra la sigaretta e, con un gesto per lui inconsueto, la spense rabbiosamente sotto il tacco. Aprì la portiera e si ritrovò ancora, nella mano sinistra stretta a pugno, i fiammiferi e la pallina di carta gialla che aveva raccolto nella chiesetta. L’aveva raccolta di impulso. Convinto che contenesse un significato e, magari, chiarito quelle parole. Invece ne aveva aperto appena un lembo, e immediatamente lo aveva richiuso. Poi aveva spento le luci, era uscito nella notte e, chiusa a chiave la chiesetta, non aveva ancora avuto il fegato di guardare il resto.
“Che situazione!” pensò mentre, nervosamente, si rimetteva tutto in tasca e saliva in auto. Pulì la condensa sul vetro e un’idea chiarissima e molto convincente gli apparve dal nulla. Gli succedeva a volte, quando era alle corde, di trovare una soluzione.
Si trattava, infine, di avere la conferma alla scelta che aveva dovuto fare alcuni anni prima.
Stefano pensò che se non raggiungeva questa certezza sarebbe andato fuori di testa e non poteva permetterselo, non più. Si sentì rinvigorito e allo stesso tempo quietato dalla decisione presa.
Inserì la chiave di accensione e alzando lo sguardo vide, a una ventina di metri, una solitaria sagoma umana. La nebbia e la poca luce del parcheggio non gli consentiva di distinguere se era voltata verso di lui o gli desse le spalle. Era ferma. Pareva osservarlo, o forse… aspettarlo.
Da quanto tempo era lì? Quando era uscito non l’aveva notata.
Aguzzò la vista nello sforzo di metterla a fuoco. Nulla da fare.
Accese i fari dell’auto. In quel momento la sagoma si girò e si allontanò svanendo nella nebbia come un fantasma.

(Autore: Bernardi Rossana)

Dunque in questo capitolo iniziamo a scoprire pezzetti di un passato turbolento del nostro protagonista Stefano. Che cosa vi si annida? Follia? Depressione? E che relazione c’è tra quel passato e il misterioso testo consegnato da uno dei suoi studenti? (Per quanto, detto per inciso, siamo davvero sicuri che sia stato uno studente? Non saranno forse messaggi che Stefano, nel delirio, manda a sé stesso?) E che cosa c’è scritto nella pagina gialla accartocciata dal maestro Guglielmo che Stefano non si decide ad aprire? Ma soprattutto chi è l’uomo misterioso che si allontana dal parcheggio non appena Stefano accende le luci dell’auto?
Ora la palla passa di nuovo a voi.
Il prossimo capitolo è da consegnare entro la mezzanotte di sabato 14 febbraio.
In bocca al lupo a tutti!

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