giovedì 12 marzo 2009

Alcune novità

Ciao a tutti, rieccomi come promesso con alcune interessanti novità.
Innanzitutto è pronto e on-line l'e-book che contiene la nostra (e specialmente vostra) opera. Potete scaricarlo al seguente indirizzo:

http://www.comune.modena.it/biblioteche/holden/ebook.htm#42

Leggetevi un po' quello che c'è scritto nella pagina e poi scaricate la versione ".exe" quando è sul vostro computer lanciatelo e vi apparirà nello schermo la copertina, a quel punto potete navigare l'e-book direttamente con i tasti "PagUp" e "PagDown". Schiacciando il tasto "F1" invece avrete istruzioni più complete su altre funzionalità.
In secondo luogo, due parole sulla presentazione di sabato scorso. So che alcune delle persone presenti sono rimaste deluse (se non apertamente contrariate) da come la cosa si è svolta. Riassunto per chi non c'era: ci avevano detto che la nostra presentazione era alle 16:30, in realtà eravamo stati messi in coda ad una tavola rotonda sulla libertà di informazione che è durata fino alle 18:15 lasciandoci alla fin fine ben poco spazio per presentare ed eventualmente discutere il nostro progetto. Tralasciando il fatto personalmente ho trovato interessante la conferenza in sè, mi rendo conto che nè io nè voi (quelli tra voi che c'erano) eravamo lì per quello. Che cosa vi posso dire... al di là del fatto che ovviamente la cosa non è dipesa dalla nostra volontà, dall'alto della mia non lunga (ma ormai nemmeno così breve) esperienza di questo genere di circostanze vi posso dire che sono cose che ogni tanto succedono. Succede cioè che l'evento letterario sia molto diverso da quello che ci si era aspettati. Seccante se vogliamo, ma non è cosa da cui farsi guastare la giornata: col tempo si impara a reagire alla cosa con una compostezza degna della gommapiuma di migliore qualità.
Comunque come vi dicevo nel precedente post domani 13 marzo si replica alle 17:00 alla Biblioteca della Rotonda.
Non so che cosa ci aspetti esattamente, ma sicuramente non si parlerà della libertà di informazione. E' un orario non molto propizio, mi rendo conto, ma in ogni caso una terza data (forse il 17 aprile) è già in fase di calendarizzazione. Notizie più precise seguiranno.
In terzo luogo, se la cosa vi può interessare, al seguente indirizzo:

http://www.kultunderground.org/articoli.asp?art=1230

trovate un'intervista di Sara sul progetto Open Book. Se vi interessa sapere qualcosa di più su come abbiamo vissuto il nostro ruolo di "curatori" questa potrebbe essere l'occasione giusta.
Ultima cosa: da ora e fino alla fine dei maggio il progetto Open Book muta pelle. Per noialtri è stata un'esperienza molto bella e nell'attesa di mettere in cantiere la prossima iniziativa ufficiale (sulla quale non mi sbilancio, se non per dirvi che ne stiamo già intensamente parlando e che potrebbe vedere la luce dopo l'estate) vi proponiamo il seguente "gioco".
Vi è piaciuto il nostro spunto ma non il racconto che ne è uscito?
Il racconto vi è piaciuto fino ad un certo punto ma poi ha preso una strada che ritenete poco interessante?
Ri-raccontetelo tutto voi a partire dal punto che preferite, fino alla fine.
Questa volta non avete un preciso limite di battute. Anche se per la nostra sanità mentale, nonchè la vostra incolumità fisica, vi esorto a non andare troppo oltre le 50.000 battute (che mi sembra comunque una quantità di tutto rispetto...)
Attenderemo i vostri testi fino alla metà di giugno e, a seconda di quantità e qualità dei contributi pervenuti, studieremo il modo di raccoglierli in un e-book e se pubblicarli o meno su questo blog mano a mano che ci arrivano.
In ogni caso mi raccomando continuate a seguirci!

lunedì 2 marzo 2009

...ed eccoci qua!

Come vi avevamo promesso eccoci a pubblicare l'ultimo capitolo del nostro "racconto a più mani". E' disponibile anche il racconto completo che vi esortiamo a rileggere dall'inizio perché, come vi avevo preannunciato, vi abbiamo apportato alcune modifiche. In particolare mi scuso con Caterina Caterini al cui capitolo abbiamo deciso di togliere l'incontro tra Stefano ed Enrica perché nel quinto capitolo (sebbene Rossana Bernardi richiamasse brevemente l'episodio) non trovava poi uno sbocco narrativo che ritenessimo soddisfacente. Così come mi scuso con tutti coloro i cui capitoli ho fatto una certa dose di violenza (questa colpa è tutta mia, Sara non c’entra o quasi…) a causa del compito di ricucitura della storia che mi era stato affidato, nonché con tutti coloro i cui capitoli non sono stati selezionati: ma d'altra parte ciò faceva parte del "gioco".
Detto questo complimenti a tutti perché il risultato finale di questa esperienza ci ha indubbiamente soddisfatto. Spero che lo stesso si accaduto a voi. Anzi, ci piacerebbe molto sapere che cosa ne pensate per cui vi esortiamo a commentare il calce a questo post sia il risultato finale dello scritto, sia tutto ciò che avete apprezzato e non apprezzato dell’iniziativa.
Ne approfitto anche per annunciarvi ufficialmente che presenteremo l'e-book ricavato da questo testo (insieme alle iniziative parallele fantasy e noir) alla manifestazione BOOK 2009, alle ore 16:30 di sabato 7 marzo presso il Foro Boario di Modena (per intenderci di fianco al Parco Novi Sad, sul retro della facoltà di Economia nello spazio in cui spesso il comune allestisce le mostre d'arte).
Replicheremo poi all'interno della manifestazione “Scritture Metropolitane” il 13 marzo alle ore 17 presso la Biblioteca Comunale che si trova di fianco al Centro commerciale La Rotonda.
Intanto vi raccomando di continuate a visitare questo blog, perché continueremo ad aggiornarlo con tutte le notizie riguardanti il progetto!

Capitolo 5

Il giorno precedente

Quante erano le volte che avrebbe voluto raccontare tutto al professore? Tre, quattro?
Ma poi si era sempre tirato indietro dicendosi che non spettava a lui parlare. Sapeva che era una bugia che si raccontava per non prendere l’iniziativa.
Una folata di nebbia gelida gli fece affondare la testa nelle spalle imbottite dell’impermeabile. Quella sera non sarebbe entrato nella chiesetta per assistere alla lezione. Sicuramente il professore avrebbe letto e chiesto commenti allo scritto che lui aveva infilato, insieme a quello degli altri studenti, nella pila sul tavolo.
Roberto si disse che doveva agire, non poteva continuare a nascondersi. Quelle parole, non sue, ma di sua mano portate al professore, suonavano come una cupa minaccia. Doveva assolutamente parlargli.
Sarebbe rimasto fuori ad aspettarlo; e alla fine della lezione, una volta per tutte, gli avrebbe spiegato e detto tutto. Quella nebbia però gli stava penetrando nelle ossa per cui decise di attendere in auto. Salì, si calcò meglio il cappello in testa, affondò le mani nelle tasche e guardando verso l’ingresso della chiesa si mise pazientemente in attesa. La lezione non sarebbe finita prima di un’ora, valutò.
Roberto aveva una gran paura; sapeva che rivelare la verità al professore gli avrebbe attirato addosso l’ira di Pietro: una rabbia che aveva imparato a temere fin da piccolo, fin dalle elementari.
Pietro era sempre stato il più forte fra loro due.
Era quello che si rivoltava alle prevaricazioni, alle prepotenze. Le zuffe per lui erano un tonico. Ma se era vero che Pietro era un prepotente, era anche vero che Roberto sapeva di poter sempre contare sul suo aiuto. Tutte le volte che era stato in difficoltà, lui era sempre intervenuto in sua difesa. Anche se poi gli toccava sempre condividerne le punizioni.
Nel suo intimo, Roberto pensava che Pietro avesse delle reazioni esagerate, ma lui era fatto così: selvaggio, privo di controllo; a Roberto faceva venire i brividi.
E ciò che quella sera Roberto stava per fare rischiava fortemente di scatenare la sua furia.
Fu distolto dai suoi pensieri dalla luce che usciva dalla chiesetta. Stavano andando via tutti. “Come mai così presto?” un brivido gli corse su per la schiena fino a rizzargli i capelli della nuca. Allarmato, uscì dall’auto, restò in piedi nella nebbia… in attesa. Intravide il professore spegnere una sigaretta, salire in auto e accendere i fari. Doveva sbrigarsi. Aprì la bocca per chiamarlo, ma poi perse coraggio e rimase zitto: per l’ennesima volta rinunciò.
L’auto di Stefano di accese e si mise in movimento. A malincuore, ma sollevato, Roberto girò le spalle e scomparve nella nebbia.


Oggi

Stefano parcheggiò vicino all’ingresso del piccolo cimitero, era in anticipo. Rimase seduto in auto ad aspettare. Inevitabilmente trovandosi davanti a quel luogo la memoria tornò indietro nel tempo.
Quel giorno disgraziato continuava a scorrere nella sua mente come un anello di pellicola, senza fine. Ricordava ancora quel mattino quando sua moglie Elena, durante la colazione, gli aveva fatto degli strani discorsi. Gli aveva detto che la scelta, da lui fortemente sostenuta, di trasferirsi nel paese di origine di lei non era stata una buona idea, che lei lì non ci stava bene. E come era partita anni prima, voleva andarsene di nuovo.
Non avevano mai più avuto occasione di riparlarne. Poco dopo Elena e Martina erano andate a sbattere con l’auto contro un platano sulla strada della scuola. Oltre all’ovvio senso di colpa per aver portato Elena a vivere in luogo che sentiva ostile, a Stefano era rimasto il dubbio, che non aveva confessato a nessuno, nemmeno al dottor Sivieri, che le due cose fossero in qualche modo collegate. Con un sospiro si riscosse.
Stefano guardò l’ora, mancava poco all’appuntamento e Guglielmo non si vedeva ancora. Di colpo gli venne il dubbio di avere frainteso il luogo, visto anche tutto il mistero che aveva avvolto quella vicenda fin dall’inizio.
Scese dall’auto, sentendosi chiamare si girò e vide Guglielmo che si stava avvicinando.
“Finalmente!” pensò.
Il maestro gli tese la mano “Buonasera, Professore!” e con un cenno del capo lo invitò più vicino alla siepe “Scusi tutta questa prudenza, ma in questo paese anche i muri hanno le orecchie, professore, non pensi che io sia paranoico. In più sto trasgredendo ad una promessa.”
Stefano notò che l’anziano maestro era piuttosto agitato, ma continuò deciso “Sembrava che quella vecchia storia fosse finita e la gente del paese avesse dimenticato… ma poi lei è arrivato a tenere il corso di scrittura proprio nella vecchia chiesa al limitare del terreno dei Baccani e tutto è ricominciato.”
Stupito Stefano domandò “Ricominciato cosa?”
Stefano iniziava vagamente a collegare lo scritto minaccioso con le parole di Guglielmo e non gli piaceva la direzione che i suoi pensieri stavano prendendo. Così gli chiese di essere più chiaro.
“Avevo promesso di tacere… ma sua moglie, professore, non le ha mai raccontato niente di quando viveva qui?”
Nella memoria di Stefano fece nuovamente capolino quel discorso che sua moglie gli aveva fatto la mattina dell’incidente. Gli ronzavano le orecchie e le tempie gli pulsavano: “Di cosa sta parlando?” trovò la forza di chiedere.
Guglielmo lo guardò quasi con compassione poi proseguì “Conoscevo sua moglie, era stata una mia alunna sa? Ci fu uno scandalo quando lei aveva circa 18 anni. A quell’epoca era divenuta amica di un ragazzo figlio di una famiglia facoltosa del paese, i Baccani. Il ragazzo aveva già in passato avuto problemi ma a quel tempo sembrava avere ritrovato un equilibrio. L’amicizia di Elena però lo destabilizzò di nuovo, presto divenne geloso di tutte le persone che parlavano con lei, finché ad un certo punto la sequestrò. Per due giorni la tenne chiusa nella chiesa, fino a quando il padre non si accorse di ciò che suo figlio stava facendo. Poi i Baccani, grazie alle conoscenze e ai loro soldi, riuscirono ad evitare al figlio un processo, misero tutto a tacere e lo mandarono per alcuni anni in una casa di cura. Ma quando siete tornati… lui ricominciò ad importunarla.” A Stefano girava la testa, Elena non gliene aveva mai parlato… e lui dove aveva la testa per non accorgersi di niente? Guglielmo senza tregua continuò “E’ a sua moglie che avevo fatto la promessa di non dire niente, ma poi c’è stato l’incidente... E ora è lei ad essere in pericolo. Quell’uomo la odia. E’ un pazzo pericoloso.” A Stefano stava per scoppiare la testa. Adesso quelle parole lette tante volte trovavano un senso: “E’ tutta colpa tua”, “Sei un ladro un bastardo”, “Ti schiaccerò”, “Pagherai” .
“Questo vecchio rincoglionito dovrebbe farsi i cazzi suoi.” Si inserì fra loro una voce sibilante.
Interdetti, Stefano e Guglielmo si voltarono nella sua direzione e scorsero l’uomo che aveva seguito tutte le lezioni di Stefano in cappello e impermeabile. Un ghigno di rabbia deformava il suo viso. I suoi occhi erano ridotti a due fessure, fissi su Stefano. Nella mano destra aveva una pietra, immediatamente la scagliò contro Stefano ma colpì invece Guglielmo, alla guancia. Gli occhiali del vecchio maestro volarono in terra.
Incredulo il professore vide l’uomo raccogliere un’altra pietra e tirargliela, mentre gli si avvicinava. Stefano la scansò ma non riuscì a decidersi a fare qualcosa.
“Roberto, smettila!” gridò Guglielmo.
Un sibilo ringhioso gli rispose: “Roberto un corno, quel cacasotto non ha le palle per farvela pagare. Sei tu che gli hai rubato l’Elena. E quella stronza l’ha lasciato a causa tua. Poi tocca a me sistemare i suoi casini, come al solito. Avevo detto a quella puttana che se non tornava con Roberto l’avrei ammazzata!”
Stefano si sentiva annichilito. Quello lo prese per le braccia, lo spintonò lontano da Guglielmo: “Sveglia, finocchio! Lo sapevi che quella troia di tua moglie mi era scappata? Nella chiesa le avevo mollato solo un paio di schiaffi, che cazzo!”
Di nuovo quella risata spezzata, crudele. L’uomo lo gettò a terra poi, con la faccia stravolta dalla rabbia, si avvicinò per colpirlo di nuovo con un calcio. A quel punto Stefano trovò la forza di reagire. A tastoni raccolse un sasso, se lo chiuse nel pugno poi cercò di scagliarlo, ma un’altra mano armata di pietra lo colpì alla fronte. Ricadde a terra, accecato dal dolore e dal sangue che gli colava in sul viso.
“Bastardo ti faccio fuori, com’è vero che mi chiamo Pietro. Devi sparire. T’ammazzo con le mie mani, carogna!” gridava l’altro.
Il sangue gli rombava nelle orecchie. Scosse la testa. Doveva reagire se non voleva morire.
D’improvviso gli arrivò un altro calcio su un fianco che lo lasciò senza fiato.
Allora rotolò su un fianco e con tutta la forza che gli era rimasta, sferrò una pedata alla cieca, colpendo al basso ventre il suo assalitore.
Fu un colpo particolarmente bene assestato: l’uomo crollò a terra con le mani tra le gambe guaendo di dolore.
Stefano si rialzò con l’aiuto di Guglielmo, si asciugò il sangue sul viso, preparandosi a continuare la lotta. Poi si accorse che un improvviso cambiamento era sopravvenuto nel suo aggressore.
“Basta, basta non picchiatemi più, non ho fatto niente. Pietro se n’è andato, sono Roberto non mi riconoscete?”
Guglielmo intanto si era tolto il cravattino: “Leghiamolo subito, presto! Quello che lui chiama Pietro potrebbe tornare da un momento all’altro.”
Ma non accadde, Roberto si lasciò docilmente legare le mani dietro la schiena. Non c’era traccia in lui della furia omicida di qualche istante prima.
Stefano faticò a ritrovare il filo dei suoi pensieri. Fece dei lunghi respiri, la schiena gli faceva male.
Barcollava per i colpi che aveva subito e sentiva salire la nausea di una probabile commozione cerebrale.
Da quel momento in poi i suoi ricordi divennero vaghi.
Ricordava la gente che pochi istanti dopo era venuta ad accalcarsi attorno a loro richiamata dal rumore della loro colluttazione, vagamente la polizia e poi l’ambulanza che lo condusse in ospedale.
Per quasi tutto il tempo fissò Roberto che, finché non giunsero a portarlo via, rimase sdraiato a terra, mugolando come un bambino.

(Autore: Rossana Bernardi)

domenica 1 marzo 2009

In dirittura d'arrivo

Salve a tutti.
Eccoci alla conclusione della nostra breve ma molto intensa avventura di romanzo collettivo. So' che attendevate per oggi la pubblicazione dell'ultimo capitolo della nostra storia, ma devo purtroppo chiedervi di pazientare fino a domani. Questa volta per noi è un po' più complesso, infatti oltre alla scelta e all'editing del materiale, dobbiamo anche occuparci di rileggere tutta la storia e sistemare le piccole incongruenze che, per via delle molte mani in cui il racconto è passato, sono andate accumulandosi nel tempo. Nella speranza di fare un lavoro che sia il migliore possibile io e Sara abbiamo perciò deciso di prenderci l'intera giornata per rileggere e sistemare il testo di tutti i capitoli. Aspettatevi perciò che la storia finale sia rivista in alcuni dettagli, rispetto a quella che avete avuto modo leggere fin qua.
Ci risentiamo domani per la pubblicazione dell'ultimo capitolo (nonché del testo complessivo) e per alcune news riguardanti dove e quando il risultato del nostro sarà presentato "al pubblico".